Sonetti di William Shakespeare | Rassegna stampa

Sonetti di William Shakespeare

in William Shakespeare, Tutte le opere vol. IV (Bompiani, 2019)

Rassegna stampa

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“Una traduzione impeccabile.”

Franco Buffoni, Maestri e amici

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Furore e sensualità esplodono in un verso di eterna bellezza come questo: ”Faccio la guerra al tempo per tuo amore: / più lui ti strappa, io più ripianto il fiore”. La chiusura del sonetto 15 di William Shakespeare con il suo indomito assalto alla vita – e all’amore quale forza di ogni cosa – non smette mai di colmare lo spirito, allargare la mente, oggi più che mai con una nuova traduzione, sorprendente per precisione filologica e suono che incanta a cura di un poeta e scrittore napoletano, Massimiliano Palmese. (…) Palmese in ognuno dei componimenti restituisce il suono che è lo specchio dell’animo in subbuglio, felice, addolorato, mai abbastanza pieno di amore del Fair Youth e della Dark Lady. Versi come «senza te i giorni sono notti e sonno, / ma notte è giorno se mi vieni in sogno» del sonetto 43 oppure «un giorno sazio, un giorno poi mi strugge, / a volte ho tutto, a volte tutto fugge» del 75 rivivono senza perdere la loro bellezza nella loro esattezza metrica.

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Pier Luigi Razzano la Repubblica

Massimiliano Palmese ha fatto un’ardita traduzione dei Sonetti, cadenzata sul ritmo dell’inglese, netto e forte: una pena soffocata e sorda o un’euforia falsa e straziante. “Tu sei per me come alla vita il pane, / come alla terra acqua di primavere; / quella tensione porto, per tuo bene, / che sopporta un avaro col suo avere; / fiero e appagato delle cose sue, / ora scruta se il mondo gliele strappa; / ora penso sia meglio essere in due, / ora voglio che tutto il mondo sappia; / e, mentre nei tuoi occhi sto al banchetto, / già di uno sguardo mi sento affamato, / né avendo né cercando altro diletto / di quello che ho da avere o già m’ hai dato. / Un giorno sazio, un giorno poi mi strugge, / a volte ho tutto, a volte tutto fugge.”  L’opera poetica di Shakespeare – a differenza di quella teatrale – mostra una stretta continuità tematica ed emotiva: amore e morte, mito e vita. I denti crudeli degli ultimi sonetti addentano la morbida coda dei poemetti iniziali Venere e Adone, Lucrezia violata, formando il fantastico intreccio dell’uroburo, un serpente che si morde la coda. Polpa di gusto alessandrino al primo assaggio, lascia un retrogusto licenzioso e sadico. Così se negli ultimi sonetti amore è piaga maligna del corpo e della mente, delirio incurabile del non-amato, nei primi invece commuove l’affanno, lo sforzo quasi fisico di trattenere quel corpo desiderato, forse mai posseduto, con promesse, lodi, consigli; quasi un padre verso il figlio. Ma già nel 1595 sir Philip Sidney, uomo di mondo, consigliava di diffidare dell’immortalità promessa dai poeti nei loro versi: «sarete più belli, più ricchi, più saggi, più tutto, dimorerete nei superlativi» (cito dalla ricca introduzione ai Sonetti di Camilla Caporicci).

Viola Papetti, il manifesto

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“Per la prima volta tutti e 154 i Sonetti sono stati tradotti da un poeta, senza trascurare metafore sessuali, ricche di doppi sensi, dediche gay e triangoli maledetti.”

Ugo Cundari, Il Mattino

Il Mattino

Il Quotidiano

la Repubblica

ALIAS, Il Manifesto

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